Non si arresta la passione globale della pasta nonostante lo scenario di incertezza: la produzione mondiale ha superato i 17 milioni di tonnellate, con l'Italia che mantiene la leadership con 4,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2024.
Un primato di cui gli italiani sono consapevoli, visto che per il 96,6% la pasta è ambasciatrice del Made in Italy nel mondo. Sono alcuni dati resi noti in occasione del World Pasta Day 2025, l'evento voluto da Unione Italiana Food insieme all'International Pasta Organisation (Ipo) che ogni anno il 25 ottobre celebra il piatto simbolo della condivisione e della convivialità e che rappresenta un momento speciale per riflettere sul valore culturale, sociale e gastronomico di uno dei simboli più amati della cucina italiana.
Istituita nel 1995 nel corso del World Pasta Congress, questa giornata è stata pensata per promuovere la conoscenza delle varietà di pasta del mondo e per mettere in luce le sue qualità nutrizionali e sociali.
Ma la pasta non è solo un piatto da gustare: è un filo che attraversa territori, identità locali e storie. È proprio da questo intreccio tra sapori e luoghi che nasce il potenziale turistico legato al mondo della pasta.
Quando si viaggia in Italia, per esempio, la pasta può diventare non solo un pranzo o una cena, ma un’esperienza immersiva in nome della tanto apprezzata “experience” molto cara ai viaggiatori stranieri. Diverse realtà italiane, infattim aprono le porte ai visitatori che vogliono vedere da vicino come nasce questo prodotto iconico, dal momento dell’impasto, alle trafile, alle fasi di essiccazione. In alcune aziende è possibile partecipare anche mini-tour guidati, in cui si mostra il ciclo completo della produzione.
Altro target è quello del Museo della Pasta che si trova in Provincia di Parma che racconta la storia di uno dei simboli più amati dell’Italia. Tappa imperdibile per chi vuole capire quanto un semplice impasto di grano e acqua possa racchiudere secoli di cultura, lavoro e tradizione.
Il percorso espositivo accompagna il visitatore in un vero e proprio viaggio dal campo alla tavola: si parte dal chicco di grano, si attraversano i mulini e le tecniche di macinazione, fino ad arrivare ai laboratori domestici dove le “sfogline” modellavano tagliatelle e tortelli con strumenti che oggi sembrano opere d’arte.
Le sale successive raccontano la nascita dell’industria pastaria, con macchinari ottocenteschi, trafile originali e modelli di pastifici storici che testimoniano la creatività e la precisione tipicamente emiliana.
Lungi dall’essere una collezione di oggetti, il museo rappresenta una narrazione sensoriale e culturale. Tra manifesti pubblicitari vintage, illustrazioni, francobolli e opere d’arte dedicate alla pasta, si scopre quanto questo alimento sia radicato nella vita quotidiana e nell’immaginario collettivo del Paese.
E un luogo come questo oltre ad essere un’attrazione originale, offre un contesto per comprendere come la pasta sia parte integrante dello sviluppo culturale e agroindustriale del territorio.
Spaghetti, bucatini, rigatoni, penne, farfalle, paccheri, fusilli, trofie e via dicendo: si stima che nel nostro Paese esistano centinaia di formati, ognuno legato a una zona geografica, a un’usanza o a una necessità pratica.
Infine, la pasta si posiziona nella Top 5 degli elementi che rendono gli italiani fieri di esserlo (45%), insieme a monumenti (84,9%), arte (75,8%), paesaggi naturali (73,6%) e letteratura (69,2%), addirittura più della musica (39,6%), dell'opera lirica (34,6%) e dello sport (27,3%).