Le tradizioni si sà, sono sacre per i pugliesi, e infatti anche quest'anno, in occasione del Venerdì Santo le famiglie hanno deciso di non rinunciare al pesce, rigorosamente fresco e di provenienza locale.
Il sostanziale aumento del prezzo, che si attesta al
39% per le orate, 31% per branzini e spigole di allevamento, 19% per il rombo e arriva fino al 55% per le canocchie, denunciato da Coldiretti ImpresaPesca Puglia, non sembra spaventare i consumatori, che dopo la spesa per il Venerdì Santo, già pensano al menù di Pasqua.
La scelta di prodotto locale a "filiera corta" garantisce freschezza e qualità ma scegliere pesce a miglio 0 aiuta anche a sostenere un settore della pesca e acquacoltura che vede impegnate – precisa Coldiretti Impresapesca Puglia – circa 1.500 imbarcazioni. La top-ten delle produzioni è guidata dalle alici, seguite da vongole, sardine, naselli, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada, gallinelle e sugarelli.
Il settore della pesca e dell'acquacoltura in Puglia vale 225milioni di euro, secondo i dati CREA, con una flotta operante lungo le coste pugliesi costituita da 1.455 battelli che rappresenta il 12,3% del totale nazionale, il 10,5% del tonnellaggio e il 12% della potenza motore, con le aree vocate di Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi, oltre agli allevamenti in mare aperto di spigole, ombrine e orate.
Per non cadere nelle trappole del mercato in una situazione in cui la grande maggioranza dei pesci in vendita provengono dall'estero, il consiglio di Coldiretti è di guardare l'etichetta sul bancone dove deve essere specificato il metodo di produzione ("pescato", "pescato in acque dolci", "allevato..."), il tipo di attrezzo oggetto della cattura e la zona di cattura o di produzione (Mar Adriatico, Mar Ionio, anche attraverso un disegno o una mappa).
Per quanto riguarda il pesce congelato c'è l'obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell'alimento è accompagnata dalla designazione "decongelato". Per garantirsi la qualità il pesce fresco - ricorda la Coldiretti - deve avere inoltre una carne dalla consistenza soda ed elastica, le branchie di colore rosso o rosato e umide e gli occhi non secchi o opachi, mentre l'odore non deve essere forte e sgradevole. Infine, meglio non scegliere i pesci già mutilati della testa e delle pinne mentre - continua la Coldiretti - per molluschi e mitili, è essenziale che il guscio sia chiuso. Un trend che impatta sulle scelte a tavola degli italiani che mangiano circa 28 chili di pesce all'anno – conclude Coldiretti – sopra la media europea anche se decisamente meno di altri Paesi con un'estensione di costa simile, come ad esempio il Portogallo, dove se ne consumano quasi 60 chili, praticamente il doppio.
Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall'attività della pesca è da anni in calo e quella dell'acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell'attività tradizionale di cattura. Una rinascita che passa per il mercato dei pescatori e sulla quale Coldiretti si sta impegnando, organizzando iniziative nei mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta e la tracciabilità del pescato.