C’è un nuovo viaggiatore che si sta facendo strada, in punta di piedi ma con le idee chiarissime. Non sogna sabbia rovente, non cerca il sole cocente e non desidera trascorrere le giornate sdraiato sotto l’ombrellone a 40 gradi. Al contrario, fa di tutto per evitarlo. È il viaggiatore climatico, una figura sempre più diffusa che sceglie la meta delle proprie vacanze seguendo una sola regola: il fresco.
Respirare aria pulita, camminare senza sudare al primo passo, dormire con la finestra aperta invece che con l’aria condizionata a palla. È questo il nuovo lusso dell’estate europea. Un’estate che, anno dopo anno, si fa sempre più estrema.
Secondo i dati di Copernicus, l’agosto 2024 è stato il più caldo su scala globale, con una temperatura media dell'aria superficiale di 16,82°C, la stessa di agosto 2023. In Italia sono stati toccati picchi di oltre 47 °C di temperatura, percepita in città come Roma, Foggia e Siracusa.
In Europa, Atene è arrivata a 44 °C per giorni consecutivi, costringendo alla chiusura dell’Acropoli.; in Andalusia, il termometro ha superato i 40 °C per tre settimane di fila. Numeri che una volta facevano notizia, oggi diventano normalità.
Porprio per questo, il gusto della vacanza assume un sapore diverso, e c’è chi cambia rotta. Chi organizza il proprio viaggio non per abbronzarsi, ma per stare bene. Norvegia, Svezia, Islanda, Scozia, le Alpi, i Paesi Baltici: mete che un tempo sembravano troppo “fredde” per l’estate, già dallo scorso anno brillano nei cataloghi dei tour operator e nei motori di ricerca dei viaggiatori. Secondo Airbnb, le prenotazioni estive nel nord Europa sono aumentate del 33% rispetto al 2019. Non è solo tendenza, è un’esigenza.
Per alcuni, addirittura una necessità di salute: anziani, bambini, persone fragili trovano sollievo nei climi più miti. Alcune cliniche austriache e svizzere promuovono soggiorni estivi “terapeutici” lontano dalle metropoli roventi. Intanto, anche le assicurazioni si adattano: alcune offrono garanzie contro l’annullamento del viaggio in caso di ondate di calore estreme.
Cambiano anche le abitudini: chi può, sposta le ferie a maggio o settembre. Agosto, un tempo intoccabile, perde terreno. La montagna — una scelta di nicchia fino a pochi anni fa — si afferma come rifugio privilegiato per chi cerca riposo vero, senza soffrire.
E le città d’arte? Resistono, ma a fatica. Firenze, Siviglia, Venezia, Atene: il turismo c’è, ma si concentra sempre più la sera. Di giorno, il caldo rende insostenibile anche fare semplicemente una passeggiata per esplorare le bellezze locali.
Oggi, viaggiare non è solo una pausa dalla routine, ma un gesto consapevole. Il turismo climatico è una risposta concreta a un clima che cambia. È una scelta di benessere, ma anche di adattamento e, in parte, di sostenibilità. Perché scegliere dove andare — e quando — può diventare un modo per prendersi cura di sé e del pianeta.