Si viaggia per scoprire, per imparare, per evadere dalla routine, per il piacere di un’avventura nuova, a volte si viaggia semplicemente perché non se ne può fare a meno, si risponde ad un bisogno atavico di crescita personale attraverso la conoscenza di nuovi posti, ma raramente ci si ferma a pensare all’impatto che alcune scelte hanno sulle destinazioni.
Alcune delle mete più amate al mondo stanno affrontando crisi ambientali, infrastrutturali e sociali frutto di una condizione socio economica che si protrae ormai da anni, aggravata in molti casi, dalla noncuranza dei viaggiatori che invece potrebbero essere parte attiva nella risoluzione, almeno parziale del problema.
Basti pensare a Venezia, bella e fragile, vittima di un turismo che si riversa tra calli e ponti ad un costo altissimo per gli abitanti e per la città stessa diventando una minaccia per un ecosistema che da sempre lotta con le criticità di una città unica al mondo.
Oggi per accedere a Venezia, in alcuni periodo dell’anno, è necessario prenotarsi online e pagare un ticket che varia in base ai giorni di permanenza. Un deterrente economico pensato per scoraggiare i turisti che si fermano solo un giorno e limitare l’overtourism.
Per un turismo responsabile, oltre a scegliere date in bassa stagione, ci si può orientare facendo shopping nelle botteghe artigiane e se possibile stazionare più giorni in città, avendo cura di scegliere locali lontani dal circuito mainstream.
A Kyoto invece, il rischio è che il turismo di massa annulli una tradizione millenaria che racconta la cultura di un popolo che vede nell’educazione e nel rispetto dei luoghi la massima espressione di civiltà. Chi vuole visitare il Giappone in modo responsabile, deve avere quindi l’accortezza di farlo a bassa voce, con delicatezza, informandosi sulle usanze locali e scegliendo soggiorni in ryokan, le tipiche locande giapponesi o in abitazioni gestite da famiglie locali. Un altro gesto molto apprezzato è anche la scelta di spostarsi con i mezzi pubblici o in bicicletta per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente.
Per restare in tema di mete ambite dai viaggiatori di tutto il mondo, Miami, negli Stati Uniti, sta affrontando in questi anni i disagi legati al cambiamento climatico che l’ha portata in prima linea tra quelle a rischio di inondazioni. Tra l’innalzamento del livello del mare e gli uragani sempre più frequenti, il futuro della destinazione si sta di anno in anno ridefinendo e in tal senso supporto dei viaggiatori è fondamentale. Scegliere strutture alberghiere eco-sostenibili e informarsi sui programmi di protezione delle coste può fare una grande differenza, ma anche rispettare le spiagge e i regolamenti vigenti, può servire a rendere Miami una meta sicura per tutti.
A Marrakech l’arrivo del turismo di massa sta esercitando una forte pressione sulle risorse idriche, già limitate, e sull'equilibrio culturale della città che chiede rispetto per gli spazi e le persone. Visitare mercati locali con la sensibilità di non mercificare le tradizioni, scegliere ristoranti che promuovono ingredienti locali e limitare il consumo d’acqua sono passi importanti.
A Buenos Aires l’espansione urbana ha compromesso parte delle aree verdi e dei fiumi, per invertire la rotta sarebbe utile esplorare la città avvalendosi dei mezzi pubblici e promuovere quartieri meno conosciuti per supportare la cultura locale e portare nuovi introiti anche in zone altrimenti destinate a diventare quartieri dormitorio.
Quelle in esame sono mete lontane tra loro per cultura, abitudini e criticità, eppure, come molte altre, sono accomunate da una richiesta di aiuto universale che invita i viaggiatori ad adottare comportamenti responsabili nel nome di un’interconnessione globale che rende tutti protagonisti di best practice semplici da rispettare, ma fondamentali.