Si è fatto attendere cinque anni ma, finalmente, è consultabile da tutti. Stiamo parlando del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, fermo purtroppo dal 2018. Aggiornato qualche giorno fa, tale piano apre questioni legate al clima, al futuro paesaggistico e al turismoe lo fa attraverso una visione ampia e lungimirante.
Iniziamo col dire che non si tratta, purtroppo, di previsioni ottimistiche. È sufficiente analizzare dati legati all’appena trascorso 2022, in cui si parla del 40% di riduzione tra piogge e nevicate, senza calcolare il picco di calore toccato dalla Sicilia solo nel 2021, con 48,8 gradi. La siccità, infatti, è tra i punti cruciali dell’analisi, un fenomeno che abbracciaeffetti comeil crollo dei ghiacciai e l’aumento del livello dei mari e dei fiumi, con ladestabilizzazione dei terreni annessa.
“Il Tirreno potrà salire anche di 19 centimetri in 40 anni: in alcuni tratti di costa significherebbe eliminare la disputa su chi deve gestire le spiagge perché sparirebbe la materia del contendere”. Una situazione idrica che non presagisce nulla di buono, con un consumo delle risorse pari al 30%, al fronte del 20% concesso a livello europeo. Le piogge, nonostante la riduzione, diventeranno più intense e dannose, a discapito della stabilità dei terreni. Basti pensare che nel 2021 1.300.000 persone vivevano in zone a rischio frana e quasi 7 milioni in aree a rischio alluvione: numeri, ahimè, destinati a crescere.Anche le temperature dei mari stanno aumentando, con gravi conseguenze sulle specie animali che ci abitano.
Tanti i cambiamenti ambientali che sono destinati a un impatto profondo sulla salute e sull’economia. Tra tutti, il turismo, come il piano ben illustra: “Iflussi stranieri si muoveranno verso destinazioni meno calde delle nostre, mentre sempre più italiani resteranno in Italia per le vacanze”. Un saldo dunque negativo, con una stimadi riduzione pari al 15% degli arrivi internazionali.
E parlando sempre di turismo, pesante è anche l’effetto sulla mobilità. “Per il settore dei trasporti si stima che l’attuale impatto economico diretto associato agli eventi climatici estremi (0,15 miliardi di euro all’anno) potrebbe aumentare del 1.900% circa entro il 2040-2070”. Conseguenza dell’aumento di esondazioni e incendi. Problemi anche per i nostri 281 porti soggetti a “danni alle opere esterne (dighe foranee) ed interne portuali (banchine e terrapieni), interrimento. Il fenomeno dell’acidificazione degli oceani potrebbe portare ad una diminuzione dell’integrità delle infrastrutture portuali con un aumento del fenomeno di corrosione delle armature metalliche”.
Il dissipamento dellefonti rinnovabili non risparmieràneppure ilpaesaggio. Nel documento si legge infatti che “la vulnerabilità dei paesaggi dell’area mediterranea, per sua natura più calda e arida, risulta essere fra le più critiche per i processi di desertificazione in atto, oltre alla registrata tendenza di incremento della frequenza di eventi estremi che comporta un aumento di rischio di danneggiamento e di perdita irreversibile di paesaggi ed edifici storici”.Neanche ibeni culturaliavranno vita facile. Complessivamente, in Italia il 17,9% è a rischio frane, con il 7,8% situato in aree a rischio elevato di alluvione. Mentre “il patrimonio culturale collocato sulle coste italiane è e sarà soggetto all’aumento dell’incidenza degli eventi estremi, all’innalzamento del livello del mare e ai fenomeni di erosione costiera con probabile perdita dei siti archeologici e dei complessi monumentali costieri. L’aumento degli eventi estremi potrebbe causare allagamenti soprattutto dei siti ipogei e dei centri storici”.Le sempre più frequenti ondate di calore tragicamente si legano ad un incremento significativo di mortalitàper fenomeni climatici estremi, anche questi dati destinati a crescere.
“La pubblicazione del Piano è una buona notizia attesa da tempo. Ora si tratta di passare all’azione, valutando i rischi caso per caso, zona per zona, e studiando le possibilità d’incrementare la sicurezza”, commenta AntonelloPasini, climatologo del Cnr.
Di questo e di tanto altro tratterà la prossima edizione di BTM 2023, in arrivo a Bari dall’1 al 3 marzo.
Se vuoi essere sempre aggiornato sulle ultime notizie presenti sul sito Iscriviti ora.
Questo sito web utilizza i cookie
Questo sito utilizza cookie analitici, di marketing, statistiche e di profilazione, anche di "terze parti", che consentono di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze dell'utente
Per ulteriori informazioni legge le nostre condizioni di Privacy Policy e Cookie Policy